Saverio
Riflessioni:
Prima di partire per il Camerun, avevo cercato di farmi un’idea, attraverso l’esperienza di chi ci era già stato, di quanto avrei potuto conoscere e osservare ed ora, dopo le due settimane di permanenza, in poche parole mi è difficile descrivere l’essenza dei camerunesi, nel loro modo di essere e di vivere, così lontani dai nostri parametri.
Pensando alla capitale Yaoundè, ci sono aspetti, anche contradditori, che mi hanno colpito, derivanti in gran parte da un falso progresso portato da Paesi europei che hanno cercato di imporre gli aspetti peggiori della loro cultura, che non appartiene a questo territorio con il suo sistema tribale e con le sue diverse etnie, regole e valori.
Nella capitale ho visto strade con un traffico incredibile di auto e moto, ma sterrate e dissestate. Un centro città in contrasto con periferie dove emerge una povertà assoluta, di gente che vive alla giornata con molto poco, a cui mancano i diritti fondamentali all’istruzione e alla sanità, con istituzioni inesistenti o spesso corrotte. Purtroppo un sistema creatosi negli anni con l’appoggio di paesi stranieri, che in apparenza dichiarano di portare benessere, ma in effetti continuano a usurpare le loro risorse naturali.
Eppure, al di là delle loro difficoltà quotidiane, questo popolo ci insegna molto.
Al nord la gente è ancora più povera, ma più disponibile e accogliente verso gli stranieri.
Le persone per strada ti guardano salutando e trasmettono mitezza e dolcezza.
Sia a sud (Yaoundè) che a nord (Garoua, Djalingo, Bibemi, Ngaounderè) l’allegria dei bambini, con i loro sorrisi aperti che illuminano anche gli occhi e rendono i loro visini bellissimi, è un’immagine indimenticabile.
Così come l’emozione è stata forte nel visitare i due orfanotrofi a Ngaounderè.
Canti e allegria nelle sante messe, come non ho mai assistito nelle nostre chiese, mi hanno fatto sentire ancora più profondamente il senso di comunità.
Ecco quello che mi ha lasciato il Camerun, la consapevolezza di quanto sia essenziale dare il massimo supporto per la gente bisognosa a vivere una vita dignitosa, senza fame, con gli aiuti sanitari necessari, sostenendo l’istruzione, ma nell’assoluto rispetto delle loro tradizioni.
Persone eccezionali, come le Suore del PIME e i Missionari e i volontari AGAPE, che hanno reso possibile questa mia esperienza, operano già da molti anni e continuano a dare il loro prezioso contributo religioso e umanitario, a cui spero di dare anche il mio apporto in futuro.